Lettera a Fabrizio Ciappi del 7 ottobre 2020
Fra poco più di un mese sarà il primo anniversario della scomparsa di Fabrizio Ciappi, psichiatra e uomo di scienza, generoso e solidale.
Aveva lo straordinario dono di aprire le porte della speranza
a chi speranza non ne aveva mai avuta o non ne aveva più.
Fabrizio e l’elogio della “perdita di tempo”
Conoscevamo entrambi la ballata “Io fo buchi nella sabbia”.
La conoscevamo perché era un vecchio cavallo di battaglia di Vittorio Gassman, parte di una memorabile antologia delle migliori interpretazioni del “mattatore” pubblicata dalla RAI negli anni Sessanta con un 45 giri della Fonit Cetra.
Talvolta, per farmi capire che dovevamo prenderci una pausa nell’interminabile lavoro di elaborazione e scrittura, rispondeva ai miei messaggi con un laconico SMS utilizzando proprio quell’ironico refrain di chiusura d’ogni strofa della ballata.
La poesia, di Ernesto Ragazzoni, talento semisconosciuto d’inizio Novecento, grande giornalista e poeta anarchico e scapigliato, piaceva molto a Fabrizio.
Per lui la ballata di Ragazzoni rappresentava l’elogio perfetto alla “perdita di tempo” intesa come antidoto al culto odierno della rapidità, del “multitasking” e dell’efficienza produttiva.
Prima di andarsene, ne ha voluta una strofa nella copertina o nel frontespizio del libro che stavamo ultimando.
Una scelta apparentemente in contrasto con il severo taglio scientifico che aveva voluto per il nostro saggio sui rapporti tra tecnologia, comunicazione e psicopatologia.
Ma Fabrizio, come sanno bene tutti coloro che ci hanno lavorato per anni, amava la metafora e il contrappunto e possedeva un’arguzia singolare ed acuta, sorprendente per un uomo di scienza schivo e riservato come lui.
E infatti il tema di fondo del libro era proprio quello del “furto del tempo” legato al ritmo incessante, ripetitivo, ossessivo, della moderna comunicazione mediatica.
Il tempo dell’elaborazione dell’informazione, e quindi dello sviluppo delle capacità di apprendimento e adattamento.
Il tempo necessario alla compensazione di un’eventuale perturbazione.
Il tempo della riflessione e della contemplazione, del “superfluo” di Sapiens.
Insomma, per Fabrizio Ciappi, la ballata “Io fo buchi nella sabbia” costituiva una metafora perfetta, per ricchezza di senso e attualità, sia nel contesto che stavamo analizzando sia, più generale, in quello psichiatrico.
Ii “prendere tempo” non era forse uno dei capisaldi di ogni sua strategia terapeutica?
Il “perdere tempo” non poteva talvolta contrastare efficacemente il soffocante abbraccio di un progetto di vita subìto, etero diretto, costruito sui sensi di colpa?
E infine, non era proprio sulla “perdita di tempo” che Sapiens aveva costruito il “sublime superfluo” della poesia, della speculazione filosofica o astronomica?
Ballata “Io fo buchi nella sabbia”
Se ne vedono pel mondo
che son osti… cavadenti
boja, eccetera… o, secondo
le fortune, grandorienti;
c’è chi taglia e cuce brache,
chi leoni addestra in gabbia,
chi va in cerca di lumache,
…………………………….
io fo buchi nella sabbia.
I poeti, anime elette,
riman laudi e piagnistei
per l’amore di Giuliette
di cui mai sono i Romei;
i fedeli questurini
metton argini alla rabbia
dei colpevoli assassini;
…………………………….
io fo buchi nella sabbia.
Sento intorno sussurrarmi
che ci sono altri mestieri…..
bravi; a voi! scolpite marmi,
combattete il beri-beri,
allevate ostriche a Chioggia,
filugelli in Cadenabbia
fabbricate parapioggia,
…………………………….
io fo buchi nella sabbia.
O cogliete la cicoria
od allori. A voi! Dio v’abbia
tutti e quanti in pace, in gloria!
…………………………….
io fo buchi nella sabbia.
Ernesto Ragazzoni
Ernesto Ragazzoni non fu un uomo celebre qualunque. Straordinario dissipatore di se stesso e del suo talento, fu il poeta dei buchi nella sabbia e delle pagine «invisibilissime» (cioè non scritte) .
La poesia di Ragazzoni si realizzò in gran parte fuori dal testo, nella vita del suo autore; come è accaduto per altri poeti della dissipazione di sé, la sua fama è arrivata fino a noi, nonostante la critica e quasi in assenza della critica, esclusivamente grazie ai lettori.
Dall’introduzione di Sebastiano Vassalli di “Buchi nella sabbia e pagine invisibili” edito da Einaudi