Après moi, le déluge !
Louis XV, 1757
Caro Fabrizio,
esattamente un anno fa ci lasciavi per sempre.
Mai avrei pensato di ricordarti con la celebre citazione attribuita al Re di Francia Luigi XV, personaggio storico che, a parte il soprannome di “Bien-Aimé”, appare per mille ragioni parecchio distante da te e dalla tua generosa ed elegante discrezione.
Eppure, per una singolare e straordinaria coincidenza del caso, quella regale espressione è un po’ diventata la metafora della tua scomparsa.
Quante volte nel corso degli ultimi anni mi avevi parlato del rischio sempre più probabile che, nel contesto attuale caratterizzato da una vera e propria pandemia psicopatologica, un qualsiasi evento casuale avrebbe potuto scatenare una catastrofe.
Quella di oggi l’avresti definita una meta-pandemia, una pandemia della pandemia, una “malattia di contesto” nella quale il danno a progressione esponenziale è stato alimentato da una premeditata “sparizione del contesto” che ha finito col rendere indecifrabile e angosciosa la comprensione degli accadimenti.
La sparizione del contesto – la comprovata presenza da diversi decenni di mutazioni virali intraspecifiche legate alla gigantesca catena agroindustriale e agli allevamenti intensivi, il salvataggio dal fallimento del capitalismo globale a danno dei sistemi educativi, sociosanitari e di welfare a suo tempo duramente conquistati, la folle corsa ai consumi e al divertimento di massa con il loro conseguente disastroso impatto ecologico a livello ambientale e mentale… – ha finito col rendere improvvisa e inaspettata l’apparizione della pandemia, un imprevedibile “fenomeno naturale” al quale dichiarare “guerra” in una sorta di regressione filogenetica in “lotta-fuga”, tra pulsioni negazioniste e psicosi di massa.
Tutto questo, ne abbiamo discusso per anni ed è l’oggetto del libro che stavamo scrivendo e che con l’aiuto dei tuoi compagni d’arme di Città di Castello riuscirò finalmente a completare, è il frutto avvelenato dell’informazione dogmatica e ripetitiva, della semplificazione mediatica, del “furto del tempo”, della perdita progressiva di senso, del generale impoverimento del pensiero e del linguaggio.
Un contesto nel quale il collasso dell’apprendimento, e cioè dell’unica competenza che il sistema vivente umano possiede per il superamento delle perturbazioni della soglia dell’ansia, innesca sempre più pericolosi processi di causalità circolare, secondo uno schema ricorsivo nel quale gli “anelli di feedback” alimentano soltanto incrementi di angoscia.
Erano queste le ragioni per cui, profeticamente, nutrivi questo presentimento sull’esito catastrofico dell’attuale contesto storico e sociale.
Ma c’era anche dell’altro.
Confesso che talvolta facevo fatica a seguirti e a comprendere i nessi che stabilivi tra il “sociale” e il “sanitario”.
Mi parlavi con insistenza del possibile collasso di un sistema sociosanitario che aveva abbandonato progressivamente la cura del disagio mentale perché stava abbandonando ogni sistema di solidarietà e di “prossimità”, inseguendo il sogno prometeico e idolatrico delle mega strutture centralizzate, della tecnoscienza di farmaci, diagnostica e cure, della sanità-azienda.
Adesso, dopo un anno di pandemia, mi appare tutto più chiaro.
Soprattutto mi è molto più chiaro il nesso tra il fallimento della Legge 180 che tanto t’aveva logorato e angustiato e la progressiva sparizione dei poli sociosanitari di prossimità, fino al collasso del sistema.
Eri un uomo generoso e solidale ma anche un grande medico, ti è stato facile essere anche un buon profeta.
Conserveremo e onoreremo la tua memoria, Fabrizio, mai come oggi c’è bisogno della tua scienza e saggezza.
Riposa in pace, fratello e amico carissimo.
http://www.riccardocorato.wordpress.com
20 novembre 2020