Auguri, caro Prof, con oggi sarebbero 77 candeline e quasi tre anni da quando ci hai lasciato, troppi per noi e per tutti quelli cui ancora manca il tuo affetto, la tua competenza e la tua generosità.
Quanto al libro, l’arduo compito che mi hai lasciato, vengo subito al punto.
Per due lunghi anni sono rimasto al palo, come paralizzato, incapace di fare progressi e portare a compimento una bozza che nelle nostre ultime chiacchierate pensavamo fosse praticamente terminata.
Brancolavo nel buio e stavolta non potevo più chiederti aiuto per capire, elaborare le perturbazioni, superare le difficoltà.
Poi, come sempre, il caso.
Ti ricorderai sicuramente di Gianfranco Fiore, il regista di Blu Cobalto e del nostro originale video sulla lotta alle tossicodipendenze, cinephile appassionato, tra gli autori di Blob, drammaturgo e amico carissimo da tempo immemorabile.
Se n’è andato quest’anno, a gennaio, dopo una lunga e debilitante malattia. Negli ultimi due anni lo sentivo spesso, soprattutto per sapere della sua salute.
Gianfranco sapeva della nostra impresa e aveva lavorato a lungo con noi. Un giorno mi chiede del libro, a che punto ero, se l’avevo finito. Gli racconto la verità, del fatto che m’ero bloccato, che non avevo più fatto passi in avanti dopo i primi concitati mesi seguiti alla tua scomparsa.
All’improvviso Gianfranco mi interrompe, mi fulmina con un’osservazione, una metafora di quelle che tu avresti molto amato e, a modo suo, mi “allarga il contesto” con riflessioni, consigli e suggerimenti.
” Ti ricordi quel celebre verso di Dante – E caddi come un corpo morto cade?
Ecco, questa è la tua situazione… Tu sei lì, come svenuto, atterrito, incapace di reagire… stretto attorno a un oggetto inanimato, un libro freddo e astratto, un pezzo di cristallo. Devi prendere atto che non puoi completare quel libro, in quella forma, ora che l’altro autore non c’è più. E’ come se avessi il tuo amico morto sempre accanto a te. Hai una sola strada per uscirne.
Devi parlare del tuo rapporto con Fabrizio e di come è nata e si è sviluppata quest’opera in oltre vent’anni. Senza il racconto del vostro incontro e della vostra lunga e originale amicizia non si capisce nulla e il libro così com’è appare privo di senso, un saggio scientifico freddo e distaccato, un meteorite caduto per caso sulla terra.
E’ sempre la relazione umana che conta, che spiega e che interessa. Abbi il coraggio dell’autobiografia, del metterti in gioco, non continuare a cercare la soluzione nel nascondimento e nella neutralità. Esci per un po’ dalla scrupolosa precisione del saggio scientifico ed entra nella ricchezza di senso della letteratura. Solo così riuscirai a finire l’opera e, risultato non di poco conto, a renderla più interessante e fruibile.”
Questo in sintesi il discorso di Gianfranco. Lì per lì mi procurò un forte turbamento. Poi, pian piano, esso servì a sciogliere i mille nodi nei quali m’ero aggrovigliato e a trasformarsi in un’eredità preziosa.
Fatto sta che da allora ho trovato la chiave per rielaborare e completare il libro. Certo ci devo lavorare parecchio, è in pratica una nuova edizione, ma almeno adesso so di nuovo cosa fare, il testo si sta arricchendo, il racconto diventa più fluido, i nessi fra i vari quaderni più comprensibili…
Sono sicuro che sarai d’accordo.
Un saggio scientifico sul nesso fra comunicazione e psicopatologia che è anche un libro sulla storia di un incontro e di una relazione.
Un libro sulla comunicazione umana come relazione, apprendimento, elaborazione, arricchimento reciproco.
D’altronde, non mi citavi sempre quel passaggio di Heinz von Foerster “[che è solo] identificandosi con l’altro che la comunicazione, l’etica e l’amore vengono a convergere nello stesso dominio” ?
Il prossimo punto lo facciamo a novembre, attorno al terzo anniversario del tuo viaggio verso l’infinito. Riposa in pace.